A partire dal 2015 a livello europeo le maggiori transazioni tra gli asset alternativi sono state nel segmento dell’healthcare. Il settore sanitario all’estero risulta essere già maturo e consolidato, e negli ultimi anni ha riscosso un discreto successo anche in Italia, dove si è assistito ad un incremento delle strutture private autorizzate a fornire servizi sanitari mediante accreditamento. Ma quale sarà il futuro di questa asset class dopo l’emergenza?
Se da un lato l’emergenza sanitaria ha fatto emergere le criticità gestionali e numeriche di questo segmento, dall’ altro ha contribuito a sviluppare una certa consapevolezza dell’importanza di queste strutture per il welfare del paese e della necessità di migliorare il settore clinico – sanitario in Italia. Si parla di cliniche e ospedali ma anche di farmacie, residenze sanitarie e delle nuove strutture per il contenimento delle malattie infettive.
Il Decreto Cura Italia ha previsto una serie di investimenti atti a ridurre le differenze tra servizi medici nel Nord e nel Sud Italia (le infrastrutture di maggior dimensione in termini di numero di posti letto sono infatti localizzate nel Nord). Il Decreto prevede inoltre la modernizzazione delle strutture esistenti, spesso obsolete sul fronte tecnologico e gestionale, rendendo questa asset class ancora più attrattiva.
Altre norme hanno inoltre introdotto cambiamenti relativi alle farmacie, autorizzandole a fornire servizi medici basilari ed estendendo la possibilità di apertura all’interno di aeroporti, porti, stazioni ferroviarie e centri commerciali. I requisiti di professionalità e idoneità saranno inoltre richiesti solamente al direttore della farmacia, e l’azionista non dovrà necessariamente essere farmacista. Già negli ultimi anni infatti alcuni investitori hanno cominciato ad investire nell’acquisto di Farmacie dei Servizi, oltre alle Residenze Sanitarie Assistenziali.
Queste ultime ricopriranno un ruolo importante per il welfare: in un prossimo futuro le strutture sanitarie diventeranno tecnologicamente avanzate, specializzate e dedicate alle cure primarie, avvalendosi del supporto di un sistema di strutture socio-sanitarie di secondo livello diffuse sul territorio, le RSA, le quali diventeranno sempre più polivalenti e con nuovi requisiti come nuclei protetti e specializzati con tutti i dispositivi di sicurezza e isolamento. Da un lato forniranno un’assistenza di tipo sanitario agli anziani non autosufficienti e dall’altro un servizio socio-assistenziale alle loro famiglie, sempre più impegnate e disaggregate, oltre che diventare presidi territoriali indispensabili e perfettamente integrati nel sistema sanitario. Queste strutture contribuiscono inoltre al decongestionamento dei posti letto in ospedale prendendosi cura dei pazienti nelle fasi post-intervento e di lunga degenza, permettendo al sistema ospedaliero di focalizzarsi sulle urgenze e sulle fasi acute delle patologie.
Molte realtà dell’immobiliare investono in questo segmento in un’ottica long term, spesso affiancando investitori istituzionali. In Italia, sono circa 20 gli investitori istituzionali che gestiscono nei loro portafogli strutture sanitarie. In particolare, gli immobili risultano inseriti in fondi immobiliari, i quali sono specializzati nel settore healthcare o caratterizzati da una diversificazione di asset class.
La professionalità del real estate può giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la valorizzazione di queste strutture, che richiedono capacità di gestione e specializzazione per rispondere a bisogni sempre più complessi.